Artrosi, un aiuto dalle infiltrazioni

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Tra le terapie non chirurgiche più utilizzate, le infiltrazioni articolari si rivelano un aiuto concreto nei casi di artrosi di grado lieve e moderato nel ridurre la sintomatologia dolorosa e nel ritardare l’eventuale ricorso all’impianto di una protesi articolare. Vediamo nel dettaglio.

Terapie conservative e chirurgia

Parlando di artrosi è necessario premettere che si tratta di una patologia a carattere degenerativo dalla quale dunque non si può guarire in senso stretto. Si tratta infatti di una malattia nella quale si osserva un consumo della cartilagine articolare e, nei casi più gravi, anche una degenerazione del tessuto osseo sottostante che si consuma a causa della mancanza dell’effetto “cuscinetto” svolto dalla cartilagine stessa.

L’unica vera terapia risolutiva è quindi di tipo chirurgico attraverso l’impianto di protesi articolari con le quali si vanno a rimpiazzare le componenti ossee danneggiate. Questo non significa che non esistano trattamenti di tipo conservativo efficaci nel ridurre il dolore, nel restituire una buona mobilità e funzionalità all’articolazione e nel ritardare l’eventuale ricorso alla chirurgia. Oltre alla fisioterapia e alla somministrazione di farmaci antidolorifici e antinfiammatori, i trattamenti più utilizzati a tale scopo sono le infiltrazioni articolari, che possono essere di diverso tipo a seconda di ciò che viene somministrato tramite l’iniezione. Distinguiamo quindi tre tipologie diverse di infiltrazioni:

  • corticosteroidi 
  • acido ialuronico
  • medicina rigenerativa (PRP, cellule mesenchimali, ecc.).

Le infiltrazioni con corticosteroidi (cortisone) sono le meno utilizzate perché, a fronte di una forte azione antinfiammatoria, presentano numerosi effetti collaterali e vanno somministrate con parsimonia e solamente in caso di indicazioni molto specifiche. Diverso il discorso per quanto riguarda l’acido ialuronico e la medicina rigenerativa che andiamo ad approfondire qui sotto.

Infiltrazioni di acido ialuronico

Si tratta del trattamento forse più comunemente utilizzato a causa della facilità di somministrazione e dei costi relativamente contenuti. Si basa sull’infiltrazione di una particolare molecola, l’acido ialuronico appunto, che ha come principale caratteristica la viscosità. L’effetto sull’articolazione è di un immediato beneficio perché il liquido iniettato va a sopperire alla scarsità di cartilagine lubrificando l’articolazione e minimizzando l’attrito tra le componenti ossee che è la causa del dolore. Il trattamento ha un’efficacia che varia dai sei mesi ad anche un paio d’anni e può essere ripetuto nel tempo.

Esistono in commercio diverse tipologie di acido ialuronico che differiscono tra loro in base al peso molecolare. Semplificando: più il peso molecolare è basso più il prodotto sarà liquido e iniettabile con facilità, ma con effetto meno duraturo (in questi casi si effettuano in genere cicli di tre infiltrazioni ogni circa tre settimane); più il peso molecolare è elevato più il prodotto sarà viscoso dunque più complicato da iniettare, ma dall’effetto più duraturo (in questi casi è spesso sufficiente una sola infiltrazione). Sarà lo specialista di riferimento (ortopedico o fisiatra) a stabilire il trattamento più adatto per il paziente tenendo conto delle sue caratteristiche fisiche, delle sue condizioni cliniche e delle sue richieste funzionali.

La Medicina Rigenerativa

Si tratta forse dell’innovazione più interessante nell’ambito delle terapie conservative in ortopedia. Quando parliamo di medicina rigenerativa ci riferiamo infatti a una sorta di autotrapianto di cellule che vengono prelevate dai tessuti del corpo del paziente e, dove averli opportunamente trattati, infiltrati all’interno dell’articolazione malata. I trattamenti possono utilizzare cellule del sangue (come nel caso di PRP e monociti) oppure cellule mesenchimali staminali (prelevate dal tessuto adiposo o dal midollo osseo).

Gli effetti di questi trattamenti non si limitano a ridurre dolore e infiammazione, ma agiscono con un effetto positivo sulle cellule della cartilagine stimolandone la rigenerazione. Per il trattamento vengono utilizzati specifici device in grado di eliminare i materiali di scarto e concentrare le cellule dal potenziale rigenerativo.

Mentre il PRP e i monociti possono essere eseguiti in ambulatorio perché è necessario un semplice prelievo ematico, le cellule mesenchimali staminali richiedono un processo di estrazione da eseguire in regime di chirurgia ambulatoriale. Il trattamento è in entrambi i casi rapido, privo di rischi e non richiede alcun tipo di degenza o tempo da dedicare al recupero.

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